LCA di uno scarto alimentare

L’endoscheletro, che rappresenta la maggior parte dello scarto associato alla filiera alimentare del riccio di mare, se recuperato può essere integrato nell’alimentazione delle galline ovaiole, con un duplice beneficio: da un lato si evita il consumo di additivi di carbonato di calcio per nutrire le galline, dall’altro si compensa l’impatto legato alla gestione degli scarti. 

In questo contesto, il gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Milano guidato dal prof. Jacopo Bacenetti ha valutato le performance ambientali derivanti dall’utilizzo di carbonato di calcio come sostituto ottenuto dell’endoscheletro del riccio di mare, utilizzando l’analisi del ciclo di vita (dall’inglese Life Cycle Assessment, LCA). In sintesi, è possibile descrive l’LCA come uno strumento ampiamento riconosciuto e accettato da standard internazionali per la valutazione dei potenziali impatti ambientali legati ai processi, servizi e prodotti. Tale approccio viene definito da due norme dell’Organizzazione internazionale per la normazione (dall’inglese International Organization of Standardization, ISO) ISO 14040 e ISO 14044. L’LCA si basa dunque sull’analisi degli input ed output dei sistemi valutati e consente la quantificazione di diversi impatti ambientali (chiamati categorie di impatto). 

Nei nostri progetti, l’LCA è stato applicato considerando come unità funzionale del modello la gestione di 1 kg di scarto di riccio di mare, limitato alle fasi intermedie del ciclo di vita, ossia dall’ingresso all’uscita dello stabilimento (dall’inglese ‘from gate-to-gate’). Le 10 categorie d’impatto tenute in considerazione nel nostro studio sono le seguenti: riscaldamento globale, esaurimento dell’ozono stratosferico, formazione di ozono e salute umana, formazione di particolato fine, formazione di ozono ed ecosistemi terrestri, acidificazione terrestre, eutrofizzazione di acqua dolce, eutrofizzazione marina, scarsità di risorse minerali ed infine scarsità di risorse fossili. 

Lo studio è stato condotto valutando due differenti scenari:

  • Base (BS), in cui gli scarti di riccio di mare non sono valorizzati e vengono gestiti come frazione organica di rifiuti solidi urbani. Di conseguenza, gli scarti di riccio di mare vengono parzialmente compostati per il 45% di essi, oppure trattati in impianti di digestione anaerobica (il 35%) o in discarica (il 20%).
  • Alternativo (AS), in cui si ottiene il carbonato di calcio dall’endoscheletro del riccio di mare. In questo caso, gli scarti di riccio di mare vengono lavorati secondo procedure di asciugatura, setacciatura e macinazione. Successivamente il ricavato (sottoforma di una sorta di “farina”) viene mescolato ed aggiunto all’alimentazione delle galline ovaiole, come sostituto del carbonato di calcio tradizionalmente presente nei mangimi.

La Tabella 1 riporta l’impatto ambientale in valore assoluto dei due scenari, mentre il confronto relativo è mostrato nella Figura 2. Per tutte le categorie di impatto valutate, lo scenario alternativo (AS) mostra migliori risultati ambientali rispetto a quello base (BS). Ciò è dovuto principalmente alla sostituzione del carbonato di calcio e, in secondo luogo, nell’evitare la gestione tradizionale dei rifiuti organici.

Impact categoryUnitBSAS
Global warmingkg CO2 eq0.224−0.207
Stratospheric ozone depletionmg CFC11 eq0.088−0.089
Ozone formation, Human healthg NOx eq0.012−0.916
Fine particulate matter formationg PM2.5 eq−0.028−0.393
Ozone formation, Terrestrial ecosystemsg NOx eq0.011−0.937
Terrestrial acidificationg SO2 eq−0.224−0.953
Freshwater eutrophicationg P eq0.9840.037
Marine eutrophicationg N eq0.0700.004
Mineral resource scarcityg Cu eq−0.046−4.914
Fossil resource scarcityg oil eq−0.740−79.588
Tabella 1. Risultati degli impatti ambientali in valore assoluto della gestione di 1kg di scarto di riccio di mare per i due scenari analizzati: Base (BS) e Alternativo (AS). Fonte: Zilia et al., 2023.
Figura 1. Comparazione relativa tra i due scenari. Fonte. Zilia et al., 2023.

Infine, è importante sottolineare che l’analisi condotta sulle uova prodotte dalle galline alimentate con una miscela di farina di riccio di mare è ancora in fase sperimentale. Ad oggi non sembrano esserci differenze o caratteristiche evidenti rispetto alle uova attualmente disponibili sul mercato. Tuttavia, a completamento della nostra ricerca condurremo anche un’indagine approfondita sui consumatori per capire la loro disponibilità a pagare per i prodotti indirettamente derivati ​​dai rifiuti di riccio di mare.

Si ringrazia Federico Zilia per la realizzazione dell’articolo e le immagini, Marcello Turconi per la revisione e l’organizzazione editoriale.