Nella fase iniziale del progetto CIRCULAr, un’importante attività ha riguardato il reperimento e il recupero di scarti (principalmente le teche) provenienti dalla ristorazione e dalla lavorazione del riccio di mare. Gli scarti sono stati trasportati e mantenuti surgelati, quindi stoccati presso le strutture universitarie in cella freezer a -20 °C.
Il passaggio successivo è stato il conferimento di tali scarti a un’azienda identificata in quanto già specializzata nell’essiccazione e nella macinazione di scarti (gusci) di molluschi bivalvi. Il granulato (o macinato) di riccio ottenuto è stato quindi inviata a un mangimificio per l’inclusione in mangime per galline ovaiole, in sostituzione dell’integrazione di carbonato di calcio normalmente presente nella dieta di questi animali.
Le ovaiole, infatti, necessitano di calcio per la produzione “quotidiana” dell’uovo (e del guscio in particolare): se non dispongono di sufficienti quantità di questo elemento, lo sequestrano dalle riserve ossee, con conseguenti importanti problematiche di salute.
Nel corso della prova zootecnica, il team del WP3 sta conducendo presso il CZDS di Lodi un ciclo di allevamento di galline ovaiole: un gruppo di animali viene alimentato con mangime standard e un gruppo con il mangime contenente farina di riccio, in sostituzione del carbonato di calcio. Le galline vengono controllate giornalmente e, periodicamente, viene valutato il livello di benessere mediante l’utilizzo di protocolli validati.
Il WP3 si occupa inoltre della valutazione quantitativa e qualitativa delle uova prodotte: peso dell’uovo, peso di guscio/tuorlo/albume, spessore del guscio e resistenza del guscio alla rottura. I dati vengono raccolti presso i laboratori del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (UNIMI). Nello specifico, i pesi delle uova vengono rilevati mediante bilance analitiche elettroniche, la misura dello spessore con l’utilizzo di un calibro digitale e la resistenza alla rottura grazie a strumentazione, dotata di dinamometro, che esercita una pressione graduale sull’uovo sino a indurre una frattura del guscio.
Il dato riferito alla resistenza del guscio alla rottura è importante, anche per i relativi risvolti commerciali, soprattutto riconducibili alla fase di distribuzione: maggiore è la resistenza del guscio, maggiore è la capacità dell’uovo di resistere agli urti (e quindi minori le perdite di prodotto). Questo dato può essere correlato con variazioni nella microstruttura e nella composizione chimica e molecolare del guscio che vengono infatti misurati in parallelo tramite strumenti ad alta risoluzione quali il Microscopio Elettronico a Scansione e la tecnica della diffrazione dei raggi X (XRD).Al termine della prova zootecnica verrà valutata anche la resistenza delle ossa di un numero significativo di animali allevati. La raccolta di questi dati concorre a valutare se la sostituzione del carbonato di calcio, con la farina ricavata dalla teca dei ricci di mare, sia avvenuta con successo; viene osservata inoltre l’eventuale/potenziale presenza di effetti migliorativi sulle uova.
Da una prima osservazione, in attesa di completare il ciclo di allevamento, non sembrano esserci differenze evidenti tra i gruppi allevati, anche in termini di caratteristiche quali-quantitative delle produzioni. Occorre tuttavia raccogliere una certa mole di dati analizzabili per giungere a conclusioni consistenti. Dal punto di vista del ricercatore – con particolare riferimento agli esiti del progetto e ad una possibile applicazione di questi – un “non risultato” sarebbe, nel caso specifico, un buon risultato, in quanto le mancate differenze tra gruppi allevati e relative produzioni confermerebbero una sostituzione del carbonato di calcio avvenuta con successo e quindi una valorizzazione dello scarto del riccio di mare, in un’ottica di economia circolare.
Si ringraziano Lorenzo Ferrari, Francesca Leone, Valentina Ferrante e Michela Sugni per la realizzazione dell’articolo e le immagini, Marcello Turconi per la revisione e l’organizzazione editoriale.